domenica 27 maggio 2012

Senza titolo

Sono stanco di ridere. E' tutta la vita che sorrido. Non guardarmi così, non sono pazzo. Insegnami ad essere triste, insegnami a soffrire. Ho bisogno di un amore che non sia solo un momento romantico, un tocco gentile dopo una giornata passata a lavorare. Amore è anche guardarsi allo specchio e guardare tutte quelle cicatrici che il tempo ti lascia. Guardami! Mi hai visto? Sono praticamente nuovo, senza graffi. Vieni qui e feriscimi. Distruggimi. Portami via la felicità. E solo allora, verrò da te a mendicarla. Saprò di poter accogliere dentro di me le tue sofferenze, perché le avrò provate anche io. Solo allora verrò da te e tu mi bacerai. No, non sulla bocca, ma su una cicatrice. Perché ad essere felici siamo tutti bravi. Io voglio essere triste, voglio assaggiare la sofferenza, farla mia complice, mia amante, mia compagna di vita, per sempre. E mi guardi ancora come se fossi pazzo. Però sbrigati, che a forza di sorridere sto diventando inespressivo. Colpiscimi, scoprimi. Distruggimi, una volta, due volte, cento volte e io verrò da te. E tu mi ricomporrai.


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Per abbracciare il dolore c'è sempre tempo...anzi probabilmente ti colpisce ogni giorno con diverse intensità. Bisognorebbe imparare a essere felici anche convivendo con la tristezza, bisogna imparare a crearsi le proprie felicità sempre e comunque, anche quando la sofferenza ti spacca in due.
B.F

Randy ha detto...

C'è tempo per tutto. In questo stralcio di racconto, ho cercato di imprimere su carta virtuale il tormento di chi non avendo tormenti, non è in grado di apprezzare totalmente la felicità. La tristezza di chi si sente ancora un terreno inesplorato.

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