La storia dei quasi

Un blog, un'idea, l'incessante voglia di dire qualcosa, anche qualcosa di inutile non fa differenza. Eppure eccoci qua. Se sei approdato su queste pagina sappi che non è colpa tua, l'autore si assume la piena responsabilità di ciò che accade tra queste pagine, o anche di ciò che non accade.

I Quasi della Vita è un posto come tanti, una storia come tante. La storia di come nella vita qualcosa può andare bene ma, per un motivo o per un altro finisce male. La storia di come quel piccolo, infinitesimale e bastardissimo "quasi" separa la gloria dall'ennesima cosa incompiuta. E questo ti basta sapere.

lunedì 30 aprile 2012

Lettera ad una sconosciuta - Numero 2




Ciao Straniera.
La vita è strana, enormemente strana. Semmai dovessimo incontrarci, ti prego di fare attenzione: sono un genio part-time ed un’idiota a tempo pieno. Mi chiedo se valga la pena sforzarsi tanto, per poi cadere sui tipici, banalissimi, stereotipati difetti che tutti ci portiamo dietro.
Ti dico queste parole per un motivo. La nostra storia, quella storia che non esiste, potrebbe un giorno volgere al termine. Non è colpa di nessuno, ma può accadere. Non sono un disfattista, uno che ha paura o altro, è solo che mi rendo conto che la vita, oltre che strana, è enormemente difficile. Bisogna mettere in conto una cosa: ancora non ci dobbiamo incontrare e già stiamo parlando di addii. Ok, forse sono solo io quello strano. Perdona le parole di uomo che cerca solo di sognare.
E allora che senso ha dirselo ora, come nulla fosse? Ha senso nella stessa misura in cui tu esisti, ha senso semplicemente perché ce l’ha. E’ un diritto atavico delle mie assurde parole. Ti dico addio perché voglio che, qualora arrivasse quel momento, non ci siano parole non dette, considerazioni non fatte oppure, nella maniera più infantile possibile, non voglio dirti addio come se nulla fosse.
A te, e solo a te, arriva il mio saluto ultimo, il mio canto del cigno. A te, e solo a te, lascio le mie lacrime più amare. A te, e solo a te, porgo in dono tutto ciò che è stato, tutti i sorrisi, tutte le parole e persino tutti i momenti più tristi. Ti dico Addio esattamente come ti dirò Ciao un giorno. Te lo dico con lo stesso sorriso di chi sa che, da quel momento in poi, nulla sarà esattamente uguale. L’epilogo, l’inizio, il saluto, l’addio, l’abbraccio, qualsiasi di questi momenti resterà nostro, resterà nostro per sempre. E quasi dimenticavo sconosciuta: Grazie, grazie per essere la persona che sarai, chiunque tu sia, chiunque sarò io. L'esistenza, la forma e l'essere, con te, sono solo dettagli.
Fino ad allora eccomi qui, con un sorriso educato a attendere, con una dolce e ultima speranza ad attenderti.

sabato 28 aprile 2012

Una vita di citazioni Vol.2



Probabilmente uno degli autori più inflazionati sul tema citazioni è Oscar Wilde. Il Ritratto di Dorian Grey, così come altre opere "minori" vestono bacheche, forum, firme e quant'altro ci sia da scrivibile e strumentalizzabile a questo mondo. Seguendo sempre la corrente di pensiero, citare è bello, citare ci piace, godiamoci le perle di saggezza del buon oscar.

Il Ritratto di Dorian Grey - Oscar Wilde



Il fuoco indurisce tutto ciò che non distrugge.

Adoro gli scandali che riguardano gli altri, ma quelli che riguardano me non m'interessano. Non hanno il fascino della novità.

Amo troppo leggerli [i libri], per aver voglia di scriverli. Certo mi piacerebbe scrivere un romanzo – bello come un tappeto persiano e altrettanto irreale. Ma da noi si leggono solo giornali, abbecedari ed enciclopedie. Di tutti i popoli del mondo, gli inglesi sono quelli che hanno meno il senso di bellezza in letteratura.

C'è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di sé.

C'è voluttà nell'accusarci: quando ci accusiamo sentiamo che nessuno può biasimarci.

Definire è limitare.

È la confessione che assolve, non il prete.

È meglio non essere diversi dai propri simili.

È sempre facile esser gentili verso le persone di cui non ci importa nulla.

I presagi non esistono: il destino è troppo saggio e troppo crudele per mandarci degli araldi.

Il brutto e lo sciocco se la passano meglio degli altri in questo mondo: possono rimanere seduti a loro agio e seguire la commedia a bocca aperta. Se nulla sapranno della vittoria, è loro risparmiata almeno l'esperienza della sconfitta.

Il terrore che ci incute la società è la base di ogni morale

Il valore di un'idea è assolutamente indipendente dalla sincerità dell'uomo che la denuncia.

L'artista non ha convinzioni etiche. Una convinzione etica in un artista è un imperdonabile manierismo di stile.

L'artista è un creatore di cose bellissime.

L'esperienza non aveva alcun valore etico, era semplicemente il nome che gli uomini davano ai loro errori. Di regola, i moralisti l'avevano ritenuta un avvertimento, avevano sostenuto che essa aveva una certa efficacia nella formazione del carattere, l'avevano esaltata come qualcosa che ci insegnava la via da seguire e ci mostrava quella da evitare. Ma nell'esperienza non c'è forza motrice. Come causa attiva aveva lo stesso infimo valore della coscienza. In realtà dimostrava solo che il nostro futuro sarà uguale al nostro passato e che il peccato che abbiamo commesso una volta, con disgusto, lo ripeteremo molte volte con gioia.

L'essere naturale è semplicemente una posa, la posa più irritante che conosca.

L'intelletto è, per se stesso, una sorta di eccedenza che distrugge l'armonia di un volto.

L'uomo è molte cose, ma non è ragionevole.

L'unico fascino del passato è che è passato.

La bellezza è superiore al genio in quanto non ha bisogno di spiegazioni.

La buona influenza non esiste... qualunque influenza è immorale perché influenzare qualcuno significa dargli la propria anima.

La giovinezza è l'unica cosa che valga la pena possedere.

La limitazione è una sofferenza, l'abbastanza è una consolazione, il più che abbastanza è un delizioso banchetto.

La morte è l'unica cosa che riesce a spaventarmi. La detesto perché oggi si può sopravvivere a tutto tranne che a lei. La morte e la volgarità sono le uniche due realtà che il diciannovesimo secolo non è riuscito a spiegare.

La puntualità è ladra del tempo.

La sola differenza fra un capriccio e la passione eterna è che il capriccio dura un po' più a lungo.

La vita morale dell'uomo è uno dei soggetti che l'artista può trattare, ma la moralità dell'arte consiste nell'uso perfetto di uno strumento imperfetto.

La vita è troppo breve perché ci si possa caricare sulle spalle anche il fardello degli errori altrui. Ciascuno vive la propria vita e ne paga il prezzo.

Le cose sacre sono le uniche cose che valga la pena profanare.

Le donne non hanno niente da dire, ma lo dicono benissimo.

Mi piacciono gli uomini che hanno un futuro e le donne che hanno un passato.

Noi getteremmo via una quantità di cose se non avessimo paura che qualcun altro possa raccattarle.

L'intelletto è per sua natura una forma di esagerazione e distrugge l'armonia di qualsiasi volto. Appena uno si mette a pensare, diventa tutto naso o tutta fronte, o qualche cosa di orribile. Guarda gli uomini che hanno avuto successo in una qualsiasi delle professioni dotte. Non fanno perfettamente schifo? Eccetto che nella Chiesa, naturalmente; ma nella Chiesa non pensano. A ottant'anni un vescovo continua a dire quello che gli hanno insegnato a dire quando ne aveva diciotto, e naturalmente ne deriva che mantiene un aspetto assolutamente delizioso.

Come la luce del sole, o la primavera, o il riflesso in acque scure di quella conchiglia d'argento che chiamiamo luna.


Lo scetticismo è l'inizio della fede

venerdì 27 aprile 2012

Lettera ad una sconosciuta - Numero 1

Ciao.
Ti scrivo per essere sicuro che tu sappia. Sai com'è, qualora non dovessimo incontrarci, qualora non dovessimo conoscerci, preferisco giocare d'anticipo e dirti tutto. Prima di giungere a conclusioni ovvie, sappi che non ti sto cercando, non sto reclamando qualcosa. E' solo che... tu esisti, e dato che esisti, io ti scrivo. Le cose sono una l'esatta conseguenza dell'altra, puoi leggerle anche in senso inverso e il risultato non cambierebbe. Ti scrivo anche se non c'incontreremo mai, anche se per tutta la vita andremo avanti senza mai incrociare i nostri sguardi. Questa è la storia della nostra vita. E' tutta qui, in queste parole inconcludenti e pensieri senza senso.
Io potrei essere mille uomini diversi e tu altrettante donne. Siamo la folla. Siamo tutti. Siamo una massa di persone che vive e non si conosce, che passeggia tranquilla, fermandosi solo un attimo per sentire il sole caldo sulla pelle. Un giorno uno solo di questi mille uomini sarò io, e una sola di queste mille donne sarai tu, e allora tutto quello  vissuto fino a questo momento cambierà. Se per destino, per volere divino o per un'assurda legge di probabilità, non ci è dato saperlo. Però, io sarò quell'uomo, quello che ti guarderà sorridendo senza motivo. E tu sarai quella donna, forse un po' imbarazzata, che cerca di fuggire dal mio sguardo. 
Non ti conosco, ma ti faccio una promessa, una promessa che cercherò di mantenere: io sarò quell'uomo. Io sarò lì, ovunque sia il nostro "", e chissà che quel giorno non abbia con me un pacco di lettere indirizzate ad una sconosciuta.
Onde evitare equivoci lo chiedo in misura preventiva. Sarà il nostro accordo pre-presentazione, così giusto per farti quanta è seria la mia follia.
Amami Amami Amami Amami Amami Amami Amami Amami Amami Amami Amami Amami Amami Amami Amami Amami Amami Amami Amami Amami Amami Amami Amami Amami Amami Amami Amami  Amami Amami Amami Amami Amami Amami Amami Amami Amami Amami Amami Amami Amami  Amami Amami Amami Amami Amami Amami Amati Amami Amami Amami Amami Amami Amami Amami Amami Amami  Amami Amami Amami Amami Amami Amami Amami Amami Amami.

Per ora ciao sconosciuta, ci incontriamo nel futuro.


giovedì 26 aprile 2012

Maratonpolitana




Te ne stai li tranquillo, cammini, mentre te ne vai dove ti pare.
Noti che le persone intorno a te iniziano a correre, alcune nella stessa direzione, altre in ordine sparso. Ti chiedi cosa stia succedendo, cosa sia stato a scatenare questo panico generale. Ti guardi intorno e noti che anche il più calmo dei presenti avanza il passo, noti che a diversi livelli agonistici stanno tutti correndo verso qualcosa.
Per una ragione non meglio definita anche tu affretti il tuo passo, l'ansia generale ti colpisce e cambia il tuo stato d'animo. Sindrome da ritardo ossessivo convulsiva? Possibile che tutti i presenti all'uscita della metro abbiano un appuntamento importante? Possibile che ci sia una specie di grande evento da qualche parte e tu ne sia completamente all'oscuro?
Ogni attimo che passa se siamo sempre più in ritardo o sempre più vicini al traguardo, questo ancora non lo so. Gli esperti dicono che questo dipende dalla quantità d'acqua in un bicchiere, che se riempito a metà classifica le persone in perdenti e vincenti, in ottimisti e pessimisti, oppure no, non c’entra nulla.
Il problema è che se stai pensando a quel bicchiere sei nei guai, non c'è tempo. Il mondo sta correndo in qualche direzione e tu rimani lì immobile come un pesce lesso. Ti stai ancora chiedendo perché tutti vadano di fretta? Perché a chiunque chiedi l’ora la risposta è sempre la stessa: sono le ritardo meno dieci.
La risposta non c'è, ma se ti fermi posso spiegarti. Il problema è che l'ansia porta ansia e la fretta porta fretta, ci sarà stato un tizio in ritardo e avrà iniziato a correre. Qualcuno quasi in ritardo avrà fatto la stessa cosa, mi segui? Ancora qualcun'altro preoccupato dalla situazione avrà aumentano l'incedere, scatenando così una sorta di reazione a catena, se si corre per empatia o competizione, questo ancora, una volta, non lo so.
Ora basta scrivere, si è fatto tardi.

The Butterfly... in effetti



Intanto, perché farfalla in inglese - tradotto letteralmente - significa burromosca, o mosca di burro se preferiamo. Sul serio, è questa la lingua più parlata al mondo? E comunque no, non è assolutamente questo il punto.
Ci sono le farfalle allo stomaco, le farfalle al pesto c'è - per restare più attuali - la farfalla di Belen, ce ne sono tante, forse troppe, o anche poche, sono pessimo nel quantificare queste cose.
Quello che mi preme è: diventare farfalle! Sì, esattamente, guardarsi allo specchio e sentirsi un po' bruchi ed aspettare, rinchiusi in un metaforico bozzolo, di diventare delle splendide, armoniose, luccicanti farfalle. C'è qualcosa di tremendamente romantico e speranzoso in questa metafora, ma anche qualcosa di tremendamente sbagliato. Qual è il messaggio nel messaggio? Il significato nel significato?
Lo confesso, io tifo per i bruchi. Quegli sporchi, verdosi e viscidi bruchi. Proprio loro. I bruchi: le persone imperfette, le persone da cambiare, le persone da evitare. E' questo il messaggio. Se la vita ti chiede di diventare farfalla, significa che tu, per quello che sei e rappresenti, non vai bene. Il mondo ci vuole farfalle, vuole che giungiamo al nostro massimo per un processo di trasformazione non di maturazione. Insomma, sto benedetto bruco potrebbe semplicemente diventare più forte, più scattante e più saggio - anche se nemmeno questo è necessario. Il bruco è bruco, e va maledattemente bene.
E' così che ci arrendiamo, finiamo per odiare la nostra bruchezza. No, non va affatto bene. Più che bruchi e farfalle, preferisco la metafora del carbone e del diamante. Tutti abbiamo il nostro potenziale, espresso o inespresso, e questo ci rende quello che siamo, dal primo vagito all'ultimo - forse - sorriso sul letto di morte. Trasformarci non va bene. Dobbiamo essere liberi di essere quello che siamo. Se proprio avvertiamo il bisogno di lavorare quella pietra grezza, raffiniamola, mettiamoci a lucido, risplendiamo. La luce è già qui, il diamante - o il bruco - ci appartiene. E se per caso incontrate una farfalla, non piangete per lei, un giorno sentirà la mancanza del raccapricciante bozzolo da cui è uscita.


martedì 24 aprile 2012

Un tormento chiamato speranza




Proprio nel momento in cui tutto sembra perduto, quando le forze ti abbandonano e non c’è modo di reagire, in quell'esatto momento l’unica cosa che possiamo fare è affidarci alla speranza. Una sottile e flebile luce, nascosta qui, nella nostra anima, l’ultimo appiglio che ci separa dal decadimento. Forte, magica, assoluta. 

Eppure… c’è qualcosa che non quadra. Non sempre è così, non sempre possiamo salvarci.
Talvolta è la speranza a ucciderci. S’insinua in noi, scivolando sotto pelle, radicandosi nei nostri pensieri. Come un cancro si espande silenziosamente, e nemmeno ci rendiamo conto di ciò che accade. Eppure è lì, prende possesso delle nostre azioni, annebbiando il nostro giudizio, prendendosi gioco del nostro cuore. La speranza è capace di ferire così come la resa e forse in maniera ancor più brutale. Quando un’idea si prende possesso di noi, come facciamo a cacciarla via? Un po’ come una canzone che ti entra in testa e non se ne va più. Rimandata in loop, incessantemente. Se quest’idea rappresentasse per noi la fine? Ci sono idee che ci tormentano, ci rendono schiavi. Idee che sopravvivano grazie alla speranza, a quella incapacità di abbandonarsi. Ed è così che ci tormentiamo l’anima, è così che la ricerca della salvezza, diventa poco a poco il dramma della nostra vita. Perché se sperare è l’ultima cosa abbiamo, questa stessa speranza poco alla volta ci uccide. Ci distrugge. Siamo lì, appesi con le nostre ultime forze, con le stesse forze che ci da la speranza, immersi in questo limbo di tristezza e di attesa. Immobili, incoscienti, inutili.

Proprio nel momento in cui tutto è già perduto, quando le forze ci hanno già abbandonato, in quell’esatto momento, l’unica cosa che dobbiamo fare è uccidere la speranza. Perché saltare verso il baratro è meno doloroso di restarci appeso a vita. Perché a volte lasciarsi andare, compiere quel salto verso il vuoto, è tutto ciò che ci resta. Se lasciamo che la speranza sia l’ultima a morire, molto probabilmente sarà proprio lei a seppellirci. 

lunedì 23 aprile 2012

Una vita di citazioni Vol.1



Ok, lo so, inutile ribadirlo. E' quanto mai universalmente riconosciuto che tutti - chi più, chi meno - dovremmo sempre e comunque avere idee proprie. Allo stesso modo, senza troppi strascichi filosofeggianti, è altrettanto vero che molti grandi scrittori/pensatori o in generale uomini, hanno saputo trovare parole splendide, per descrivere, raccontare una determinata cosa. Le nostre idee collidono e, quindi, ci lanciamo nel citazionismo più assoluto, incollando frasi e pensieri a go go, come in una sorta di stilosissimo flusso di coscienza (o di incoscienza) planetario.
Seguendo la corrente, citare è bello, s'inizia col mio autore preferito: Chuck Palahniuk.
Il materiale prodotto del nichilista e poliedrico autore è parecchio, per tanto sento il bisogno di proporre il meglio del meglio del meglio, di quello che piace a me.



Soffocare - Chuck Palahniuk

Una cosa è certa: il peggiore dei pompini sarà sempre meglio, per dire, della più profumata delle rose, del più fantastico dei tramonti. Delle risate dei bambini. Io non credo che leggerò mai una poesia bella quanto uno di quegli orgasmi che ti mandano a fuoco, ti fanno venire i crampi al culo, ti inondano le budella [...] Dipingere un quadro, comporre un'opera, sono tutte cose che fai per riempire il tempo tra una scopata e l'altra. 

L'arte non nasce mai dalla felicità

Immaginati una persona che cresce tanto stupida da non sapere che la speranza non è che una delle tante fasi che prima o poi si superano. Che davvero ha pensato fosse possibile fare qualcosa, una cosa qualsiasi, che durasse per sempre.

Ogni cosa che possiedi» dice «è solo l'ennesima cosa che un giorno perderai

La gente è pronta a fare i salti mortali se solo la fate sentire onnipotente.

L'amore è una stronzata. Le emozioni sono una stronzata. Io ho un cuore di pietra. Sono uno stronzo. Sono un pezzo di merda egoista, e ne vado fiero.

Finché non trovi qualcosa per cui lottare ti accontenti di qualcosa contro cui lottare.

L'ennesima cosa incompleta in una vita fatta di incompletezze.

Possiamo passare la vita a farci dire dal mondo cosa siamo. Sani di mente o pazzi. Stinchi di santo o sessodipendenti. Eroi o vittime. A lasciare che la storia ci spieghi se siamo buoni o cattivi.
A lasciare che sia il passato a decidere per il nostro futuro.
Oppure possiamo scegliere da noi.
E forse inventare qualcosa di meglio è proprio il nostro compito.

L'irreale è più potente del reale. Perché la realtà non arriva mai al grado di perfezione cui può spingersi l'immaginazione. Perché soltanto ciò che è intangibile, le idee, i concetti, le convinzioni, le fantasie, dura. Le pietre si sgretolano. Il legno marcisce. La gente, be'... la gente muore. Ma le cose fragili, come un pensiero, un sogno, una leggenda, durano in etern
o.

Invisible Monster - Chuck Palahniuk

Quand'è che il futuro è passato da essere una promessa a essere una minaccia?

Saremo ricordati più per quello che distruggiamo che per quello che creiamo.
Quando non sappiamo chi odiare, odiamo noi stessi.

Niente di me è originale. Sono il risultato dello sforzo di tutti quelli che ho conosciuto.

È perché siamo intrappolati nella nostra cultura, nel fatto che siamo esseri umani su questo pianeta con i cervelli che abbiamo, e due braccia e due gambe come tutti. Siamo così intrappolati che qualsiasi via d'uscita riusciamo a immaginare è solo un'altra parte della trappola. Qualsiasi cosa vogliamo, siamo ammaestrati a volerla.

La tua nascita è un errore a cui cercherai di riparare per tutta la vita.

Passi tutta la tua vita a diventare Dio e poi muori.

Non importa con quanto scrupolo seguirai le indicazioni: avrai sempre l'impressione di aver perso qualcosa, la sensazione sprofondata sotto la tua pelle di non aver vissuto tutto. C'è quel sentimento di caduta nel cuore, per essere andato troppo in fretta nei momenti in cui avresti dovuto fare attenzione. Be', abituati a quella sensazione. È così che un giorno sentirai tutta la tua vita. È solo questione di abitudine. Niente di tutto ciò ha importanza. Ci stiamo solo scaldando.

L'assassino, la vittima, il testimone, ciascuno di noi pensa che il proprio ruolo sia quello del protagonista



Ninna Nanna - Chuck Palahniuk
Questa è la sua storia. Di come mi possiede. Di come una canzone ti entra in testa e non se ne va più. Di come uno pensa che dovrebbe essere la vita. Di come le cose catturano la tua attenzione. Di come il passato ti insegue in ogni singolo giorno del tuo futuro.

La maggior parte delle risate preregistrate che si sentono in TV risalgono all'inizio degli anni Cinquanta. Oggi buona parte della gente che sentite ridere è morta.

Nella vita c'è di peggio che trovare tua moglie e tua figlia morti. Per esempio vedere il mondo che li uccide. Tua moglie che invecchia e si stanca di te. I tuoi figli che fanno la conoscenza di tutto ciò da cui hai cercato di proteggerli. Droghe, divorzio, conformismo, malattie. Tutti quei bei libri, la musica, la televisione. Gli svaghi. Uccidere una persona a cui vuoi bene non è la peggiore cosa che le si può fare. Il più delle volte preferiamo che sia il mondo a farlo. E intanto leggiamo il giornale.

Il vecchio George Orwell aveva capito tutto, ma al rovescio.
Il Grande Fratello non ci osserva. Il Grande Fratello canta e balla. Tira fuori conigli dal cappello. Il Grande Fratello si dà da fare per tenere viva la tua attenzione in ogni singolo istante di veglia. Fa in modo che tu possa sempre distrarti. Che sia completamente assorbito.
Fa in modo che la tua immaginazione avvizzisca. Finché non diventa utile quanto la tua appendice. Fa in modo di colmare la tua attenzione, sempre e comunque.
Questo significa lasciarsi imboccare, ed è peggio che lasciarsi spiare. Nessuno deve più preoccuparsi di sapere che cosa gli passa per la testa, visto che a riempirtela in continuazione ci pensa già il mondo. Se tutti quanti ci ritroviamo con l'immaginazione atrofizzata, nessuno costituirà mai una minaccia per il mondo.

Ognuno di noi possiede qualcuno, e al tempo stesso è posseduto da qualcun altro.

È sorprendente quanto la gente fa in fretta a chiudere la porta sul passato.


Fight Club - Chuck Palahniuk

Le cose che una volta possedevi, ora possiedono te

No dico io, tutto a posto. Puntami una pistola alla testa e pittura le pareti con le mie cervella. Strepitoso, dico io, davvero. 

Non è perché ti ficchi penne nel culo che diventi una gallina.

È solo dopo che hai perso tutto. che sei libero di fare qualunque cosa.

Per questo amo tanto i gruppi di sostegno, se la gente pensa che stai morendo, ti presta tutta la sua attenzione. Se questa può essere l'ultima volta che ti vedono, ti vedono davvero. Tutto il resto finisce fuori della finestra, il conto in rosso e le canzoni alla radio e i capelli in disordine. Hai la loro piena attenzione. La gente ti ascolta invece di aspettare il suo turno per parlare.

Se sei maschio e sei cristiano e vivi in America, tuo padre è il tuo modello di Dio" dice il meccanico "E se non hai mai conosciuto tuo padre, se tuo padre prende il largo e muore o non è mai a casa, che idea ti fai di Dio?"...
"La fine che fai" dice il meccanico "è passare la vita a cercare un padre e un Dio".
"Quello che devi considerare" dice, "è la possibilità che a Dio tu non sia simpatico. Potrebbe essere che Dio ti odi. Non è la cosa peggiore che ti può capitare.
"Il modo in cui la vedeva Tyler era che attirare l'attenzione di Dio per essere stati cattivi era meglio di non ottenere attenzione per niente. Forse perché l'odio di Dio era meglio della sua indifferenza.
Se tu potessi essere o il peggiore nemico di Dio o niente di niente, che cosa sceglieresti? Noi siamo i figli di mezzo di Dio, secondo Tyler Durden, senza un posto speciale nella storia e senza speciale attenzione. Se non otteniamo l'attenzione di Dio non abbiamo speranza di dannazione o di redenzione. Che cos è peggio l'inferno o niente? Solo se veniamo presi e puniti possiamo essere salvati. "Brucia il Louvre" dice il meccanico "e pulisciti il culo con la Gioconda. Almeno così Dio saprà come ci chiamiamo".
Più in basso cadi, più in alto volerai. Più lontano corri, più Dio ti vuole indietro

Dato un lasso di tempo abbastanza lungo, per tutti la percentuale di sopravvivenza precipita a zero

Noi non siamo speciali. Non siamo nemmeno merda o immondizia. Noi siamo. Noi siamo soltanto e quello che succede succede soltanto.

Noi siamo i figli di mezzo della storia, cresciuti dalla televisione a credere che un giorno saremo milionari e divi del cinema e rockstar, ma non andrà così. E stiamo or ora cominciando a capire questo fatto.




venerdì 20 aprile 2012

Il fu Randy Mellons

Sono Randy Mellons. E questo basta. Vivo di paradossi. Non sono una persona, ma il risultato di un’equazione sociale. Dello sforzo collettivo di tutti quelli che mi hanno incontrato. E no, veramente, non sono affatto una bella persona. Mento. Tanto, spesso, troppo. Dico bugie quando mi fa comodo, perché la verità non è un valore assoluto, non è un dogma da rispettare, ma è semplicemente uno dei tanti elementi che, all’interno di un qualunque rapporto, va dosato con un certo peso. Quel peso nel mio caso è estremamente variabile. Mento ma non inganno. Perché se non dire la verità è un gesto errato sì, ma che può nascere comunque da qualcosa di nobile l’inganno è semplicemente un modo per violare la fiducia di una persona. E sì, sono logorroico. Parlo tanto, tantissimo. Mi piace parlare, mi piace scrivere e comunicare. Questo però si scontra con il mio razzismo umano. Tendo ad allontanare chi non ha un certo valore, e schernire chi non ne ha nessuno. Odio gli idioti, gli allocchi e più in generale chi non sembra mostrare un segno minimo d’intelletto. E di questo non ne faccio mai una vergogna, è una caratteristica come tante. E, badate, ho detto caratteristica non difetto. Il che ci porta alla mia pignoleria. Sono pignolo, ho bisogno di precisione e il più delle volte la richiedo. La mancanza di precisione è mancanza d’interesse o di capacità, o di entrambe le cose. In ogni caso mi offre sempre uno spunto valido per colpire qualcuno, che sia una battuta di spirito, o una cattiveria senza motivo, questo poco importa. Sono superbo. La mia non è una superbia, come dire, dispotica. Non comando nessuno, ne lo voglio, e neppure mi sento direttamente migliore degl’altri. Tuttavia la coscienza che ho di me, l’amore che ho per me, mi porta a farmi sentire “speciale”, per tanto a parità di condizioni, o forse anche no, apprezzerò sempre di più la mia persona prima che altri. La sofferenza è il mio mestiere, il mio dramma, il mio romanzo. Davanti ad essa mi sciolgo. Non posso far a meno di intervenire. Aiutare è quasi patologico per me. Per fortuna anche qui, il razzismo mi da una mano, sono pronto ad aiutare una persona colpita, che ne so, da un male sociale/emotivo/e fisico ma rimango del tutto indifferente di fronte chi, pur soffrendo, ed avendo la capacità di reagire da solo, non mostra la minima voglia di lottare, ma anzi si limita semplicemente a lamentarsi. Trovo inutile chi mette sempre avanti i propri problemi, piuttosto che risolverli. Mi piace la birra. Anzi la adoro. Così come il corpo femminile. Sono un ubriacone, un perverso, un lussurioso. E va fottutamente bene così. Anche l’aspetto più frivolo di una persona, la qualifica, l’importante è non limitarsi nel giudizio. Il che ci porta al mio senso critico. Sviluppato, preciso, artistico. E la mia non è una critica atta a denigrare quanto piuttosto a descrivere e fornire analisi, dimenticando tuttti quei giudizi che creano solo inutile retorica- 
Sto bene da solo. Solitudine e morte non mi spaventano. Ciò che mi terrorizza è l’abbandono, a quello ancora devo trovar rimedio, e forse mai lo troverò. Mi fanno più paura gli amici che i nemici. E ci sarebbe altro da dire, ma tant’è che sono anche pigro, quindi la chiudo qui.          

Inconcludenze di fine anno


Manca poco. E' arrivato il momento di saltare. Mi avvicino lentamente al baratro, un passo dopo l'altro, guardando timorosamente verso il vuoto, ad ogni infinitesimale movimento sento delle piccole pietre che scivolano giù, scomparendo nel nulla di questo futuro. Apro le braccia quasi a cercare un appiglio. Ho di nuovo tre mesi, mi è tornato il riflesso di Moro. Ed eccoci qui. Sul confine tra quel che sarà e ciò che è stato. STOP.
Torniamo un attimo indietro, ti va? Torniamo a quei dieci secondi dell'anno scorso. Tra lenticchie tutte unte, cotechini dal dubbio sapore ed un esercito di calorie ci si apprestava a terminare un anno fatto di goie e dolori. Nelle mie mani, esattamente nulla, come quest'anno del resto. Strano a dirselo ma, nonostante la condizione sia la medesima, è cambiato tutto. Non avevo nulla è vero, ma il 2011 prometteva più di quello che le mie mani fossero state in grado di trattenere. Era tutto lì. Tutto quello che una persona potrebbe desiderare. Bastava semplicemente tendere la mano, afferare la felicità e mettersela in tasca, come un piccolo monile da portare sempre con se. Avrei considerato il fallimento più come un atto di negligenza che di incapacità. E così è stato. Appena ho teso la mano, la felicità è giunta. Splendida, magnifica, assoluta. Perché in questa vita fatta di sventure, qualcosa stava iniziando a girare bene, favolosamente bene. Incredibilmente ho preso tutto con una felicità a cavallo tra l'arroganza e il miracolo. E andava bene così, andava maledettamente bene. Si dice che il peccato più grande in questi casi è proprio desiderare di più. Sputare nel piatto in cui si mangia. Ma non l'ho fatto, perché sul tetto del mondo, si stata divinamente. E allora quale sono state le mie colpe Randy? Perché poi tutto - nel senso più assoluto che si può dare alla parola tutto - è andato storto. Perché non sempre la vita ti dice bene. Perché un singolo errore può pregiudicare il campionato intero. E no, Guinizzelli al cor gentile non rempaira sempre amor, ti sbagliavi all'epoca, così come ti sbaglieresti ora se saresti ancora vivo. E no, l'impegno, la voglia e la determinazione semplicemente non bastano, a volte tutto va male, semplicemente perché deve andare male. E forse non ci si dovrebbe lamentare. Forse non si dovrebbe fare il conto delle lacrime versate, dei sorrisi persi e delle speranze scompare. Forse non si dovrebbe più mentire. Forse si dovrebbe eliminare le cause di tutte le bugie, di tutte le incomprensioni; le cause delle cose dette a metà, dei volti mai mostrati. Forse è anche giusto così. Forse è proprio così che deve essere. E forse quest'anno ho avuto troppi forse. Forse è il problema è stato proprio il FORSE. E se questa è una certezza, ho impiegato troppo tempo a capirlo. 
E poi, poi nulla, eccoci di nuovo qui, al momento di saltare. Perché saltando mi ribello. Perché saltando avrò modo di andare avanti senza guardarmi indietro. Ed io, caro Randy, chi meglio di me lo sa, non ho mai creduto in nulla. Ma ora è il momento di saltare, è il momento di credere. Il salto della fede. Ed è un salto che devo fare IO non tu, tu resti qua, nell'anno in cui mi hai accompagnato, nell'anno in cui ti ricorderò. A modo tuo, sei stato un amico. Ed io non so se mi sfracellerò al suolo o se, come pensavo poco tempo fa, ho di nuovo le ali adatte per volare. Ma io mi fido. Questo è il mio salto. E' il mio baratro, e se non ho mai creduto in nulla, questo è il momento giusto per iniziare a credere in qualcosa. Ad occhi chiusi, come nel più dolce dei baci, salto. E quello che verrà dopo, potrebbe essere qualsiasi cosa.

Vecchi pensieri perduti


Ok facciamo almeno un tentativo. Lasciamo che le parole scorrano libere, senza paura. E’ stata una bella serata, generosa di risate ma avara di spunti creativi. Sono stato nell’ombra. Sono stato il tizio che spesso prendo in giro. Mi fa strano, ma forse non è proprio quello il mio mondo, anche se lo apprezzo tanto. E poi, non so, torno a casa e c’è questo senso di inquietudine. Un senso di incompletezza. Di vita vissuta a metà, di risate trattenute. E forse non è solo questo. E’ una paura atavica. Parola di stasera tra l’altro. Atavica, proprio così. Nemmeno il tempo di scendere dall’auto e qualcosa di oscuro saliva in me. Pochi secondi per cambiare completamente umore, come se fossi arrivato al ripieno amaro di una caramella apparentemente troppo dolce. Cosa mi prende? Perché penso che appena tornato sopra, ci sia una brutta notizia ad attendermi? Come se – a mia insaputa - durante tutto il tempo che passo fuori, ci sia qualcuno che lavora per la mia infelicità. Alcune persone si dice che abbiano un angelo custode, e se io avessi un diavolo stalker? Lo so, è un pensiero sciocco. Tra l’altro etichetto questo cose come “boiate”. Sono sempre lesto a lanciare giudizi velenosi sulle menate altrui, ma sulle mie non riesco ad esprimermi.  Forse semplicemente mi manca quel qualcosa che mi rende felice, tutto qua. Sono più banale di quello che sembra, o meglio sono più banale di quello che non vorrei apparire. Ne ho sempre fatto un cavallo di battaglia, ma in realtà non sono poi così originale. Ma lasciamo perdere, il punto non è questo. Il punto è che ormai è piuttosto evidente, mi manca qualcosa, quel qualcosa. Una spremuta di cuore. Il succo dell’anima. Ho solo paura che l’amore diventi rancido. Ho bisogno di essere vissuto, di essere consumato. Non posso sprecarmi così.  E tutto quello che ho scritto, non mi aggrada nemmeno un po’. Che pena.

Omicidio





Ed eccoci qui, a tre passi dalla morte. Non guardarmi così, so che vorresti parlare, ma non puoi. Vorresti farmi cambiare idea, manipolarmi ma, stavolta, non puoi. L’autopsia confermerà che prima di morire ti è stata somministrata una dose massiccia di anestetico. I giornali pubblicheranno i dettagli sul caso, sulla tua vita, sulla nostra vita e su come tu non meritassi tutto ciò. Sarai famoso. La gente ti ricorderà per sempre. Questa casa probabilmente diventerà un macabro museo. Eppure nessuno saprà mai la verità. Nessuno saprà perché sei morto. Ti dico tutto questo perché almeno tu hai diritto di sapere, vedilo come un regalo d’addio. Sai, quando sentivo storie simili alla tivù pensavo che si deve essere proprio pazzi per commettere omicidi del genere. Se ho cambiato idea a riguardo, o semplicemente sono diventato pazzo, questo non lo so. Eppure eccoci qui, a due passi dalla morte. Io, tu, la nostra casa, avvolti nel segreto che ti renderà immortale. Il segreto di come ti ho ucciso, di come le mie impronte sparse per casa non hanno nessuna rilevanza, di come il mio alibi confermerà la mia completa estraneità ai fatti, di come, almeno una volta nella vita, ho fatto qualcosa che andrà oltre la tua solita disapprovazione. Sei contento Papà? Ancora mi chiedo perché ti faccio tante domande, tanto non puoi rispondere. Forse è perché ogni volta che ti rivolgo la parola scorgo uno strano brivido nei tuoi occhi, malinconico, triste, ma non terrorizzato. Hai forse capito il senso di tutto ciò? Hai realmente capito i tuoi peccati? Hai compreso che i tuoi giudizi negativi ti hanno portato alla morte? Hai capito che se sono un fallito è perché tu non hai mai creduto in me? Hai capito che distruggere tutti i miei sogni, non era poi una gran mossa? Probabilmente no, ma non importa. Ormai stai per morire. Non fraintendermi, non sono un tipo vendicativo, è che la tua esistenza è diventata pesante per me. Ho provato in mille modi a farmi apprezzare da te ma, ogni volta, un fallimento totale. Davanti a tanta inadeguatezza, come potevo vivere? L’alternativa era la morte, ma fatto sta che hai cresciuto un figlio egoista. Sarai contento spero, i difetti che ti piaceva tanto rinfacciarmi, ti si stanno ritorcendo contro sotto forma di una lama affilata. Ed eccoci qui, ad un passo dalla morte. Nei film questo è sempre un momento solenne, spirituale, la realtà è diversa. La verità è che ti taglierò la gola, nei film ci sarebbe una musica d’impatto. La realtà è che sarà velocissimo, inesorabile; nei film la scena sarebbe girata in slow-motion. La realtà è che mentre faccio questi pensieri ti ho già ucciso, nei film c’è sempre tempo per un po’ d’introspezione psicologica, qui no. La realtà è che in questo momento tu non ci sei più, ed io non sono più un fallito cronico. Per quello che vale, mi dispiace Papà, per entrambi, nessuno meritava tutto ciò. La realtà è che non sempre la vita fa a finire come vogliamo. Ed eccoci qui, un passo dopo la morte.

Twitter Delicious Facebook Digg Stumbleupon Preferiti More

 
Powered by Blogger