venerdì 20 aprile 2012

Vecchi pensieri perduti


Ok facciamo almeno un tentativo. Lasciamo che le parole scorrano libere, senza paura. E’ stata una bella serata, generosa di risate ma avara di spunti creativi. Sono stato nell’ombra. Sono stato il tizio che spesso prendo in giro. Mi fa strano, ma forse non è proprio quello il mio mondo, anche se lo apprezzo tanto. E poi, non so, torno a casa e c’è questo senso di inquietudine. Un senso di incompletezza. Di vita vissuta a metà, di risate trattenute. E forse non è solo questo. E’ una paura atavica. Parola di stasera tra l’altro. Atavica, proprio così. Nemmeno il tempo di scendere dall’auto e qualcosa di oscuro saliva in me. Pochi secondi per cambiare completamente umore, come se fossi arrivato al ripieno amaro di una caramella apparentemente troppo dolce. Cosa mi prende? Perché penso che appena tornato sopra, ci sia una brutta notizia ad attendermi? Come se – a mia insaputa - durante tutto il tempo che passo fuori, ci sia qualcuno che lavora per la mia infelicità. Alcune persone si dice che abbiano un angelo custode, e se io avessi un diavolo stalker? Lo so, è un pensiero sciocco. Tra l’altro etichetto questo cose come “boiate”. Sono sempre lesto a lanciare giudizi velenosi sulle menate altrui, ma sulle mie non riesco ad esprimermi.  Forse semplicemente mi manca quel qualcosa che mi rende felice, tutto qua. Sono più banale di quello che sembra, o meglio sono più banale di quello che non vorrei apparire. Ne ho sempre fatto un cavallo di battaglia, ma in realtà non sono poi così originale. Ma lasciamo perdere, il punto non è questo. Il punto è che ormai è piuttosto evidente, mi manca qualcosa, quel qualcosa. Una spremuta di cuore. Il succo dell’anima. Ho solo paura che l’amore diventi rancido. Ho bisogno di essere vissuto, di essere consumato. Non posso sprecarmi così.  E tutto quello che ho scritto, non mi aggrada nemmeno un po’. Che pena.

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