Proprio nel momento in cui tutto sembra perduto, quando le
forze ti abbandonano e non c’è modo di reagire, in quell'esatto momento l’unica
cosa che possiamo fare è affidarci alla speranza. Una sottile e flebile luce,
nascosta qui, nella nostra anima, l’ultimo appiglio che ci separa dal
decadimento. Forte, magica, assoluta.
Eppure… c’è qualcosa che non quadra. Non
sempre è così, non sempre possiamo salvarci.
Talvolta è la speranza a ucciderci. S’insinua in noi,
scivolando sotto pelle, radicandosi nei nostri pensieri. Come un cancro si
espande silenziosamente, e nemmeno ci rendiamo conto di ciò che accade. Eppure
è lì, prende possesso delle nostre azioni, annebbiando il nostro giudizio, prendendosi
gioco del nostro cuore. La speranza è capace di ferire così come la resa e forse
in maniera ancor più brutale. Quando un’idea si prende possesso di noi, come
facciamo a cacciarla via? Un po’ come una canzone che ti entra in testa e non
se ne va più. Rimandata in loop, incessantemente. Se quest’idea rappresentasse
per noi la fine? Ci sono idee che ci tormentano, ci rendono schiavi. Idee che sopravvivano
grazie alla speranza, a quella incapacità di abbandonarsi. Ed è così che ci
tormentiamo l’anima, è così che la ricerca della salvezza, diventa poco a poco
il dramma della nostra vita. Perché se sperare è l’ultima cosa abbiamo, questa
stessa speranza poco alla volta ci uccide. Ci distrugge. Siamo lì, appesi con
le nostre ultime forze, con le stesse forze che ci da la speranza, immersi in
questo limbo di tristezza e di attesa. Immobili, incoscienti, inutili.
Proprio nel momento
in cui tutto è già perduto, quando le forze ci hanno già abbandonato, in quell’esatto
momento, l’unica cosa che dobbiamo fare è uccidere la speranza. Perché saltare
verso il baratro è meno doloroso di restarci appeso a vita. Perché a volte
lasciarsi andare, compiere quel salto verso il vuoto, è tutto ciò che ci resta.
Se lasciamo che la speranza sia l’ultima a morire, molto probabilmente sarà
proprio lei a seppellirci.
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