sabato 9 giugno 2012

Cecità


Nel cassetto della scrivania sono accatastate le lettere che ti scrivevo quando ti guardavo dormire. Non ti scrivo da tanto, non ci riesco. Per questo ho preso questo simpatico registratore, e sto facendo gracchiare la mia voce nell’altoparlante. Me ne sto qui, da sola, a fissarti. Ti sento russare, tu non lo sai, ma sei davvero dolce mentre dormi. Vista dall’esterno sembro proprio una dodicenne che si incanta guardando l’amore della sua vita. Qui, invece, nel mio mondo interno, in questo condominio d’organi difettoso, c’è il buio più totale. So di essere qui, a pochi passi da te, eppure nel buio in cui i miei occhi mi hanno confinato potrei essere davvero ovunque.
Te lo ricordi quel giorno? Era il 15 settembre del 2009. Il giorno in cui i miei occhi hanno detto addio ai tuoi.
La mia personale giornata mondiale della cecità. Il D. Day dello sbarco nel mondo dell’oscurità.
Ho paura Steve. Sono passati tre anni ed ho ancora paura. Sono proprio una bambina, come dici tu. Vent’anni suonati ed ho ancora paura del buio, di questo buio.
Non ricordo bene com’è iniziata. Le persone sentono puzza di merda, solo quando ne sono sommersi. 
Suonerà infantile, ma mi sono resa conto di essere cieca, nello stesso momento in cui lo sono diventata. La realtà è che evitavo il problema. I miei occhi non facevano altro che avvertirmi.
Tutto iniziò con i colori. Di tanto in tanto ero un po’ daltonica. Nulla di preoccupante mi dicevo. Spesso era anche divertente. Ricordo il giorno in cui mi prendesti in giro perché scambiai i tuoi occhi marroni per azzurri. Ti promisi che non avrei più perso di vista le mie piccole noci, come li chiamavo sempre prima. Ti devo delle scuse. Ho dovuto dire addio ai tuoi occhi senza rendermene conto. 
E’ successo tutto così, senza una causa apparente. Sono scomparsi prima i colori, un po’ alla volta. Poi quella tragica mattina tutto è iniziato a sbiadire, lentamente e inesorabilmente. I medici mi hanno dato mille pareri diversi, mille spiegazioni ma nessuno di loro è stato in grado di ridarmi ciò che è il destino si era preso. Il destino mi ha negato la possibilità di vedere i tuoi occhi. 
Sai, tutti sappiamo che certe cose accadano, però non pensiamo mai che quella tristezza venga a bussare proprio alla nostra porta. Sono stata così stupida e infantile. Per anni ho guardato il mondo con l’arroganza di chi pensa che tutto durerà per sempre. La verità è che prima o poi tutto svanisce, nel mio caso tutto è svanito letteralmente. Mi manca così tanto il mondo. Mi mancano i paesaggi ricchi di colori. Mi mancano i girasoli. Mi mancano le gocce d’umidità. Mi manca persino la nebbia. Mi mancano i tuoi occhi. La verità è che ho passato una vita a guardare cose incredibilmente belle e non ho mai detto grazie.
Perché i miei occhi non possono incrociarsi di nuovo con i tuoi? Un semplice sguardo, intenso, assoluto. Mi basta un impercettibile istante di te. Non te l’ho mai detto ma per mesi ho lottato con terapie, operazioni, convegni e associazioni umanitarie perché avevo bisogno di cancellare l’ultima immagine vista, che continua a tormentarmi.
Quel giorno tremavo. Più tremavo, più mi stringevi. Sentivo che la vista si stava restringendo sempre di più. Il mondo che i miei occhi erano ancora capace di vedere diventava sempre più piccolo. E tu eri lì, centimetro dopo centimetro. Sai, stretta in quell’abbraccio, quando per me il mondo era un piccolo spazio ti ho visto piangere. Il tuo sguardo triste è stata l’ultima cosa che ho visto, poi il buio più totale. Ed io vorrei solo rivedere un sorriso su quegl’occhi bagnati dalle lacrime.
Era il 15 settembre 2009. Il giorno in cui i miei occhi hanno conosciuto le tue labbra. Mi hai stretto forte a te. Hai cercato di costruire un guscio intorno al mio condominio ferito. E mi hai baciato, proprio qui, sulle palpebre. Quel giorno il più dolce dei baci si è posato sulla più dolorosa delle bue.
E ora svegliati, la tua bimba cieca ha proprio bisogno di un abbraccio.

1 commenti:

Anonimo ha detto...

condominio d’organi difettoso è un'espressione meravigliosa :) cmq, tutto il racconto è particolarmente toccante

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